Storie italiane di sana follia
Imprenditori filantropi
Andrew Carnegie fu un imprenditore britannico vissuto tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, viene ricordato come il primo imprenditore filantropo della storia, infatti negli ultimi vent’anni della sua vita donò il 90% del suo patrimonio a fondazioni ed università. Una sua celebre citazione recita: “Nessun uomo può diventare ricco senza arricchire gli altri. Colui che muore ricco, muore in disgrazia”
Quindi per mister Carniege e per gli altri imprenditori che hanno seguito il suo esempio, esiste una responsabilità di chi ha avuto molto nel rendere il mondo più equo. Uno di questi imprenditori è Luciano Tamini, scomparso all’età di 84 anni, quasi tutti spesi all’interno dell’azienda fondata dal padre e che prima di morire ha lascito 4 milioni di euro ai propri dipendenti.
Tamini l’imprenditore che ha commosso tutti
Luciano Tamini, era un imprenditore lombardo sconosciuto ai molti, ma come spesso accade, nell’anonimato, costruì un’azienda definita dagli addetti ai lavori “la Ferrari” dei trasformatori elettrici. I suoi trasformatori sono utilizzati nelle centrali elettriche di tutto il mondo. Tamini era un imprenditore simbolo di quel miracolo italiano che nel dopoguerra ha portato l’Italia ad essere un paese d’eccellenza in svariati settori. Era sicuramente un imprenditore precursore dei suoi tempi, sempre legatissimo alla sua azienda, ogni martedì mattina, seguito dal responsabile Risorse Umane ed il Responsabile Qualità, scendeva nei reparti produttivi e parlava coi suoi dipendenti cercando di capire insieme a loro i problemi e cercando di risolverli affinché non si ripresentassero più. Per l’Imprenditore, occorrevano sempre due cose: la qualità del prodotto ed il benessere dei dipendenti. Fondamentalmente applicava a pieno la filosofia Lean, mandando avanti la sua azienda con il buon senso del padre di famiglia.
Coraggioso, intelligente e generoso, nella sua carriera non ha mai licenziato nessuno e non è mai ricorso alla cassa integrazione.
Nel 2004 ha dovuto cedere ai processi della globalizzazione e vendere la sua Impresa ad una multinazionale italiana del settore. “Lo fatto per poter dare un futuro alla mia azienda e ai miei dipendenti”. Deve essergli costato molto, ma probabilmente, quella era l’unica strada possibile. Quel che è certo è che anche da ex titolare, non ha mai smesso di lottare al fianco dei suoi ex dipendenti anche nei momenti più difficili della Tamini.
L’eredità di Tamini ai nuovi capi d’azienda
Alla lettura del testamento i dipendenti hanno appreso con stupore e sicuramente con emozione le scelte dell’imprenditore.
Ogni operaio della fabbrica ha ricevuto 15.000 euro ed ogni impiegato 10.000, la differenza va a sottolineare il fatto che per Tamini chi svolge il lavoro più duro merita di più a prescindere dai titoli e dalle posizioni rivestite in azienda.
Esempi come questi ne vorremmo leggere tutti i giorni e per fortuna ce ne sono tanti, ma al di là dell’atto finale di generosità, di Luciano Tamini, ciò che ci dovrebbe colpire è la sua intera esistenza passata a gestire la sua Impresa con forza, cervello e sopratutto cuore.
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