Le PMI ed il processo di internazionalizzazione


Noi di AAC Consulting lo abbiamo ribadito molte volte:  in questo clima economico di recessione e calo della domanda interna è  fondamentale per le PMI italiane avviare un processo di internazionalizzazione strutturale che però non significa solo vendere un prodotto all’estero.

Esplicita molto bene la situazione il Dott.re Marchese nel suo articolo apparso nell’ultimo numero di Capitale Intellettuale; le piccole medie aziende ancora oggi hanno paure ad affrontare i mercati esteri a causa di diversi motivi tra cui la poca dimestichezza con le lingue straniere, la paura di culture differenti e la scarsa capacità di investire in progetti a medio lungo termine.  Si parla di un certo grado di arretratezza mentale di cui soffrono ancora le PMI italiane e di una sorta di paura nell’investire in nuovi mercati o nel cercare nuovi sbocchi commerciali là dove magari i nostri prodotti potrebbero essere apprezzati.

PENSA GLOBALE ED AGISCI LOCALE 

Questo concetto, sintetizzato per la prima volta da Zygmunt Bauman, dovrebbe essere alla base della visione di tutte le imprese che oggi vogliono o devono ampliare il proprio raggio d’azione.

In buona sostanza si tratta di cogliere a pieno tutti i vantaggi derivati dalla globalizzazione, ossia creare prodotti e servizi che sappiano sfruttare al meglio le tendenze globali e allo steso non dimenticare di  prendere in considerazione le culture e i “segni” distintivi dei target locali a cui ci si rivolge.

Sicuramente è un lavoro che necessita impegno e costanza, ma le piccole medie imprese italiane hanno oggi più di una possibilità per attivare questo processo di globalizzazione intelligente.

Ad esempio la possibilità di attivare un consulente esterno che possa formare persone interne all’azienda sui processi di internazionalizzazione offrendole quindi la possibilità di camminare con le proprie gambe. Oppure, oggi molto richiesto, la possibilità di usufruire di un “Temporay Export Manager, una figura esterna all’azienda che opera esclusivamente per la ricerca di nuovi mercati di sbocco e che in alcuni casi è pagata solo se si raggiungono specifici obiettivi di vendita o di immagine decisi a priori con l’azienda cliente.

MADE IN ITALY UN VANTAGGGIO COMPETITIVO DA SFRUTTARE

L’Italia gode in molti mercati di un vantaggio competitivo che la pone in posizione di vantaggio rispetto ad altri concorrenti. Il MADE IN ITALY è tutt’oggi sinonimo di alta qualità e creatività. Ovviamente questo vantaggio va coltivato e protetto, non si può certo dormire sugli allori.!!

Oggi occorre fare proprie dinamiche organizzative e processi produttivi che pongano la qualità al centro di tutto. Produrre senza sprechi, avere sempre un quadro aggiornato e comprensibile dei dati aziendali,investire sulle Risorse Umane, sono solo alcune delle logiche da adottare e che ben rappresentano il percorso indicato da Industy 4.0 e sottolineato da Marchesi nel suo articolo.

Siamo in accordo con Marchesi quando dice che oggi l’internazionalizzazione non è più una scelta ma un obbligo ed il compito delle società di consulenza come la nostra è quello di guidare ed incoraggiare il percorso di chi ha ancora pochi mezzi ma molta intraprendenza. In fondo nessuna azienda è troppo piccola per poter competere in modo globale, occorre solo crederci.

Versione completa dell’artico di Peppino Marchese, “Cosa significa per le aziende internazionalizzare oggi? “.  Capitale Intellettuale anno 8 n.1